venerdì 29 marzo 2024
09.02.2012 - A.Giacobbe

Istituto Internazionale di Studi Liguri, il disinteresse totale

Non una voce. Quasi nessuna reazione, al massimo strumentale. L'Istituto Internazionale di Studi Liguri, privo dei necessari contributi pubblici, blocca o riduce le attività. Questo significa nessuna manifestazione culturale, sospensione della pubblicazione delle riviste, riduzione dell'orario dell'importantissima Biblioteca Clarence Bicknell, blocco dei corsi di formazione che richiamavano a Bordighera e Ventimiglia frotte di giovani archeologi italiani e non solo. E, ovviamente, questo significa riduzione di compiti, orari e stipendi dei dipendenti. Ora...se fosse successo per una qualsiasi azienda che produce qualcosa di relativamente tangibile o  comunque un servizio, da un'azienda meccanica all'azienda sanitaria, ci si aspetterebbe come minimo una levata di scudi dei sindacati. Qui, silenzio. Pare ovvio che nella mentalità degli italiani e ancor di più in Liguria di Ponente, la Cultura non sia vista come un lavoro. Non un servizio essenziale, dunque. La Cultura non appare neanche più come qualcosa di utile alla formazione dei giovani, alla crescita delle coscienze e se non altro al miglioramento delle comunicazioni turistiche, ormai spesso affidate a penne spuntate e lontane dalla comprensione territoriale. Qui silenzio. Non si dica dei Comuni o della Provincia che contribuivano al sostegno dell'Ente. Non si dica di molti altri Comuni o Enti Pubblici, non solamente liguri. Una sola delibera regionale si è presa cura della situazione, ma che poi si arrivi agli atti concreti, ne passa. Eppure l'Istituto (riconosciuto dalla Regione come “istituto culturale di interesse regionale” e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali come “istituto culturale di interesse nazionale”) può restare utile ed ha le potenzialità per diventare trainante. Se non altro proprio nel sostegno al turismo culturale e religioso, che ha margini di sviluppo ampio sul territorio e poi nella vocazione a far conoscere il Mediterraneo occidentale a molte dimensioni. Si vada  anche sul pratico, allora. E qui abbandono l'impersonalità per passare alle dichiarazioni dirette. E chi mi conosce bene sa che non scrivo in prima persona, di solito. Ho incontrato un ingegnere  milanese. Parliamo di lavoro e di progetti sul territorio. Lui sapeva dell'Istituto. Mi scrive una persona, nativa di Riva Ligure, per le circostanze di vita dei genitori. Vuole sapere del territorio. É docente di rappresentazione al Politecnico di Milano e lui stesso artista di respiro internazionale. Afferma, non senza una punta di orgoglio, di essere stato per molto tempo socio dell'Istituto. Apprende da me con rammarico la situazione. Ecco dunque due esempi di come il benemerito ente culturale sia forse più conosciuto nel resto d'Italia e in Europa piuttosto che in questo lembo di penisola che ci appare spesso così distaccato da alcuni dei suoi tesori più grandi.


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